Sab. Lug 27th, 2024

Dai Debiti all’Affiliazione con i Clan Sibariti: Il Percorso di un Vivaista Trasformato dalla Giustizia

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Il vivaista Luca Talarico, originario di Spezzano Albanese, si trovava in una situazione finanziaria precaria, oberato dai debiti e alla ricerca di soluzioni. È così che, secondo quanto emerso dalle carte dell’inchiesta Kossa, si è prestato volontariamente a simulare la titolarità della locazione di due aziende per conto della cosca Forastefano.

Dalle indagini condotte dall’allora procuratore antimafia Nicola Gratteri, dall’aggiunto Vincenzo Capomolla e dal pm antimafia Alessandro Riello, è emerso che Luca Talarico, 43 anni spezzanese, agisse come un “uomo di paglia” per conto della cosca Forastefano. Queste indagini, durate tre anni dal 2016 al 2019, hanno coinvolto complessivamente 26 indagati, mettendo in luce l’attività operativa della cosca Forastefano che, dopo le precedenti inchieste giudiziarie del 2008, si era riorganizzata infiltrandosi nuovamente nel tessuto economico della Sibaritide, in particolare nei settori agroalimentare e dei trasporti. Si avvaleva anche di una presunta intesa con il clan degli Zingari, in parte coinvolti nella stessa inchiesta.

Luca Talarico, per via della sua mancanza di precedenti penali, veniva presentato – secondo la scelta di Pasquale Forastefano e Domenico Massa – come l’affittuario solo formale delle società agricole “Agricola Torre della Chiesa” e “A.GRI.” con sede a Cassano. Tuttavia, secondo quanto emerso dall’inchiesta della Dda, queste società erano in realtà controllate dalla cosca sibarita, e Talarico, in qualità di prestanome, era incaricato anche della riscossione del pizzo dalle vittime dell’attività estorsiva.

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