Dom. Mag 19th, 2024

Presentata al Mazzini di Locri l’ultima fatica letteraria dell’autore reggino Gerardo Pontecorvo, “Quella sconosciuta parte di me”. Il quarto romanzo dell’autore segna un punto di svolta nel suo stile. Pontecorvo, infatti, accantona parzialmente le sfumature prettamente romantiche della sua produzione letteraria per addentrarsi in un genere per lui nuovo: il noir.

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Il romanzo di Pontecorvo ci racconta la storia di Nicholas Fanciulli, un “signor nessuno” che vive una vita come tante altre, finché qualcosa non la sconvolge in modo irreversibile. Da quell’episodio, il protagonista inizia un vero e proprio viaggio interiore che, alla fine, lo porterà alla scoperta di quella sconosciuta parte di sé. Il romanzo, scritto in modo scorrevole e intrigante, si sviluppa su due livelli: il primo è esteriore, riguarda il rapporto del protagonista con la realtà che lo circonda. A fare da cornice, in questo caso, è la città di Reggio Calabria, con i suoi personaggi tipici, le sue bellezze e la sua dannazione: la malavita. È proprio un episodio connesso alla criminalità organizzata l’espediente che metterà in crisi la vita del protagonista e lo farà metaforicamente partire alla volta del suo passato, scontrandosi con i suoi demoni e con i suoi traumi irrisolti.

Ed è proprio l’intima scoperta di se stessi il secondo livello dell’opera, che la rende quasi un romanzo di formazione per il modo di narrare i pensieri più reconditi di Nicholas, la sua crescita personale e il suo sforzo costante di diventare una persona migliore di quella che era il giorno prima, scegliendo coraggiosamente di non piegarsi ai ricatti e alle estorsioni ma di rivendicare la sua libertà.

La presentazione al Mazzini è stata arricchita dalla lettura di brani estratti dal romanzo accompagnati dalle note delle violiniste Annarita e Chiara Condò (alunne dell’istituto) e da una splendida coreografia preparata da un gruppo di alunne della scuola sotto la guida attenta del Prof. Stefano Infusini.

A chiusura dell’evento si è aperto un dibattito tra autore e studenti (che avevano letto il romanzo coordinati dalle docenti di italiano Grazia Sofo, Annamaria Pizzati, Silvana Principato, Maria Caterina Tringali e Giovanna Gangemi) sulle tematiche principali emerse durante la riflessione.

Nonostante l’autore non abbia dato un’interpretazione rigida del suo romanzo, il messaggio inerente che ne è emerso è molto profondo: anche nei momenti peggiori, quando, proprio come Nicholas, ricerchiamo spasmodicamente la nostra dimensione umana e professionale, appesantiti da fardelli del passato, dobbiamo avere il coraggio di fare i conti con noi stessi, con le nostre paure e debolezze e non stigmatizzarle, ma accoglierle, perché sono proprio queste a renderci controversi, fragili, ma pur sempre umani.

Maria Antonietta Reale | redazione@telemia.it

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