Ven. Apr 26th, 2024

Lo scrittore racconta su Repubblica il suo viaggio nella Locride per incontrare Mimmo Lucano. «Bloccare questa esperienza è come assassinare un corpo nuovo»

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«Andate a Riace! Quello che sta accadendo lì da anni deve essere misurato con le proprie iridi, sentito con i propri timpani, accolto tra le proprie braccia. Potrei come elemento d’approfondimento dire… ma andate a Riace! Bisogna riempirsi i polmoni di quell’aria. Il modello Riace è una cattedrale di libertà che innestatasi su un deserto lo ha reso florido di vita. Provate a fare un elenco di tutti gli argomenti utilizzati nella propaganda politica degli ultimi anni, metteteli in fila: gli immigrati invadono, portano malattie, tolgono lavoro a chi lavora, arrivano a far da schiavi, sono destinati a diventare le nuove leve criminali, i centri di accoglienza sono solo soldi in più alle mafie». Sono passati pochi giorni dalla visita di Roberto Saviano a Mimmo Lucano, il sindaco del modello di accoglienza che Salvini vorrebbe azzerare. Lo scrittore, dalle colonne di Repubblica, racconta il suo viaggio nella Locride e ne trae un appello utile a «smentire le bugie sovraniste e populiste e farlo con costanza, forza senza temere l’ingaggio».
Per punti, Saviano prova a smontare le asserzioni che hanno invaso il dibattito pubblico.
1) A Riace i migranti sono arrivati e hanno attivato un paese che era desertificato.
2) Non hanno portato epidemie, anzi hanno aiutato a rendere più salubre il territorio bonificando campagne, ristrutturando case umide, aiutando anziani in difficoltà e portando nuova e sana vita nel territorio.
3) Non hanno tolto lavoro, anzi ne hanno generato. Riaprendo scuole, ristoranti, laboratori in cui sono coinvolti molti italiani.
4) Non essendo stati accolti in un ghetto non sono divenuti manovalanza di mafie.
5) Le navi che li hanno salvati li hanno restituiti alla vita e a Riace non sono stati inseriti nella filiera del caporalato nei campi.
6) Non hanno sostituito la popolazione, anzi con il loro arrivo c’è stato anche un ritorno di alcuni emigranti calabresi.
7) A Riace l’accoglienza è stata gestita con spese di gran lunga inferiori a qualsiasi altro centro e ne è prova l’esiguità dei fondi impegnati.
«A Riace – continua – vivono circa 1.700 persone che hanno accolto più di 600 profughi del Corno d’Africa, dell’Afghanistan, dell’Iraq creando una comunità in armonia. Tutto questo grazie al sogno di un uomo, Mimmo Lucano, di amici e collaboratori. Ma come è stato possibile che una piccola e dimenticata terra della Locride, circondata dalla potenza delle famiglie di ‘ndrangheta, divenisse un spazio di convivenza attiva, un luogo di gestione sano? Come nasce questo miracolo? Il cambiamento in meglio di questo territorio è stato proprio innescato da uno sbarco. Uno sbarco vissuto come una rinascita e non come un guaio da subire. Era il 1998. Sulla marina di Riace si arena una nave: sopra ci sono 66 uomini, 46 donne e 72 bambini.
Scappano dalla Siria, dall’Iraq e dalla Turchia, diverse nazioni ma sono tutti di un unico popolo: sono curdi. A Riace sbarcano e vengono accolti, e iniziano ad essere sistemati nella parte alta della città. È quasi deserta, sono tutti emigrati negli anni da un borgo dove si vive di agricoltura e pastorizia. La mattina dopo lo sbarco i bambini che parlano ad alta voce, le madri che li richiamano, gli uomini che iniziano a sistemare le case fanno svegliare i riacesi con stupore: il paese è tornato ad avere i suoni della vita».
A Lucano, all’epoca non ancora sindaco, viene l’idea di «unire due disperazioni: l’abbandono calabrese e la ricerca di una vita diversa, energie che diventano lievito».
Per farlo non utilizza hotel in disuso o caserme diroccate: «Da Riace sono partite negli ultimi cinquant’anni migliaia di persone dirette in Argentina, Canada, Usa. Mimmo raggiunge i nipoti, i figli degli emigranti calabresi e chiede se sono disponibili a dare le loro case. Tutti rispondono sì. Si passano il testimone, l’assioma è chiaro: noi fummo costretti ad andare via per cercare una nuova vita, ora chi arriva a Riace cerca ciò che noi abbiamo trovato attraversando l’Atlantico. Le case sono state ristrutturate, il modello Riace ha iniziato a vivere».
Poi «Mimmo subisce le intimidazioni della ‘ndrangheta: nel 2009 gli avvelenano i cani e sparano ancora, questa volta vicino a palazzo Pinnarò, la sede di Città Futura dove si coordinano i progetti. Ma le famiglie ‘ndranghetiste vedono che la comunità a protezione di Mimmo è forte e indietreggiano».
Saviano racconta le ispezioni del Servizio centrale dello Sprar e parla, rispetto agli interventi della stampa di destra, di «macchina del fango che parla di “business Riace” e “Parentopoli” (Mimmo, con la sua scelta, si è separato e ha perso la sua famiglia che non vive a Riace). Gli ispettori della Prefettura reggina aprono la strada a un’indagine della procura di Locri che, dal 2017, è ancora in corso: Lucano è indagato per “abuso d’ufficio, concussione e truffa aggravata”. Lo accusano di non aver rendicontato alcune spese, di non aver pagato le imposte sulle carte d’identità (poiché non avevano i soldi per i documenti, spesso li ha dati gratis ai migranti, e per questo li ha resi gratuiti per tutti)».
Diventa pubblica, il 26 gennaio 2017, «una nuova relazione fatta da altri ispettori che sottolineano il carattere unico del modello riacese: “Un microcosmo strano e composito che ha inventato un modo per accogliere e investire sul futuro”. Ma dopo l’indagine sono stati bloccati i fondi Sprarda parte della Prefettura e del Viminale. Bloccare il modello Riace – continua lo scrittore di Gomorra – è l’assassinio di un corpo nuovo, di un modello di rilancio ammirato da tutto il mondo».
Infine l’appello: «Fattiifattitoi è la versione mafiosa del menefrego squadrista. Riace, nella Locride, ha smontato questo imperativo culturale. Per provare a sostenere il modello riacese si può versare un aiuto, per dare ancora ossigeno in questi mesi in cui hanno bloccato i finanziamenti. Ecco le coordinate:
Destinatario: Recosol. Iban: IT92R0501801000000000179515
Causale: Riace.
Codice Bic ( per bonifici bancari internazionali): CCRTIT2T84A.
Oppure si può fare una donazione con Paypal: utilizzate la app # Paypal; indicate come contatto per inviare la donazione la mail coordinamento@comunisolidali.org. Invito a donare: donate e andate a vedere che progetto il vostro impegno ha l’onore di sostenere».

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