Lun. Giu 17th, 2024

Al via in Cassazione le discussioni dell’abbreviato nato dall’inchiesta che nel 2018 smantellò la cosca Farao-Marincola di Cirò

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Nel processo di rito abbreviato nato dall’inchiesta Stige della Dda di Catanzaro contro la cosca Farao-Marincola di Cirò, il sostituto procuratore generale Vincenzo Senatore ha richiesto alla Suprema Corte:

  • La conferma della condanna per 32 imputati.
  • Un nuovo processo di secondo grado davanti alla Corte d’Appello di Catanzaro per altre 26 persone.
  • La rideterminazione di due pene.

L’operazione Stige, avviata il 9 gennaio 2018 con 169 arresti eseguiti dai carabinieri, ha permesso alla Procura antimafia di Catanzaro di smantellare una “holding criminale” che avrebbe controllato interi settori dell’economia locale e influenzato l’attività amministrativa dei Comuni del Cirotano.

La cosca locale di ‘ndrangheta, guidata dai Farao-Marincola, avrebbe dominato il mercato dell’import-export di prodotti alimentari e vitivinicoli, oltre agli appalti per il taglio e la commercializzazione della legna nell’altopiano silano, con l’impresa “Fratelli Spadafora srl” di San Giovanni in Fiore coinvolta tramite minacce e compiacenza di funzionari comunali.

Le richieste di condanna della Procura generale includono nomi come Francesco Aloe (10 anni), Gaetano Aloe (13 anni e 4 mesi), Vittorio Farao di Silvio (20 anni), e molti altri, con pene che variano da pochi anni a decenni di carcere.

Ha chiesto di confermare la condanna per 32 imputati, un nuovo processo di secondo grado davanti alla Corte d’Appello di Catanzaro per altre 26 persone e la rideterminazione di due pene. Si può riassumere la requisitoria che il sostituto procuratore generale, Vincenzo Senatore, ha esposto alla Suprema Corte nell’ultimo atto del processo di rito abbreviato nato dall’inchiesta Stige della Dda di Catanzaro contro la cosca Farao-Marincola di Cirò. Ieri, infatti, in Cassazione sono iniziate le discussioni che andranno avanti fino ai primi di giugno quando è attesa la sentenza degli ermellini. L’operazione Stige, scattata il 9 gennaio 2018 con 169 arresti eseguiti dai carabinieri, avrebbe consentito alla Procura antimafia di Catanzaro di smantellare una «holding criminale» che per anni avrebbe controllato interi settori dell’economia locale, oltre a condizionare l’attività amministrativa dei Comuni del Cirotano. Il locale di ‘ndrangheta capeggiato dai Farao-Marincola sarebbe riuscito a mettere le mani tanto sul «mercato dell’import-export di prodotti alimentari e vitivinicoli, di semilavorati e preparati per pizza» venduti in Germania, quanto sugli appalti per «il taglio e la commercializzazione della legna» nell’altopiano silano mediante l’affidamento degli interventi boschivi all’impresa “Fratelli Spadafora srl” di San Giovanni in Fiore, che sarebbe avvenuto con minacce e tramite la compiacenza di funzionari comunali.

Le richieste di condanna della Procura generale: per Francesco Aloe la conferma dei 10 anni di carcere decisi in appello; Gaetano Aloe, 13 anni e 4 mesi; Antonio Anania, 9 anni e 8 mesi; Moncef Blaich, 2 anni; Martino Cariati, 12 anni, 1 mese e 10 giorni; Dino Celano, 2 anni; Gennaro Crugliano, 8 anni e 4 mesi; Leonardo Crugliano, 17 anni, 5 mesi e 10 giorni; Mirco Crugliano, 8 anni e 8 mesi; Vittorio Farao di Giuseppe, 8 anni; Vittorio Farao di Silvio, 20 anni; Franco Gigliotti, 8 anni; Giuseppe Guarino, 1 anno e 8 mesi; Mario Lavorato, 8 anni e 8 mesi; Salvatore Morrone, 20 anni; Luigi Muto, 13 anni e 4 mesi; Santino Muto, 4 anni; Domenico Palmieri, 8 anni; Rosario Placido, 1 anno e 4 mesi; Fabio Potenza, 9 anni e 4 mesi; Eugenio Quattromani, 8 anni; Francesco Russo, 8 anni; Roberto Siciliani, 8 anni, Carmine Siena, 8 anni; Palmiro Salvatore Siena, 11 anni e 4 mesi; Antonio Squillace, 1 anno e 8 mesi; Carolina Terlizzi, 1 anni, 9 mesi e 10 giorni; Annamaria Veltri, 1 anno e 4 mesi; Vito Castellano, 13 anni e 4 mesi; Nino Greco, 3 anni e 4 mesi; Cataldo Marincola, 7 anni e 4 mesi; e Basilio Paletta, 10 anni e 10 mesi.

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