Ven. Apr 26th, 2024

Una delle attività umane inesorabile è quella di sporcare che nella convivenza civile porta come conseguenza quella del pulire. I calabresi sporcano molto, sono infatti notoriamente brutti sporchi e cattivi, ma il servizio di pulizia dello sporco risente di qualche criticità. Oggi lo sporco più evidente è quello dei rifiuti e se ne trovano nei posti più impensati ma proprio perché più evidente è quello che maggiormente viene focalizzato per avviarlo a soluzione. Ma c’è uno sporco molto più insidioso e meno evidente ed è quello prodotto dai reflui fognari che silenziosamente penetra nel terreno e compromette la vita vegetale, animale ed umana. L’Unione Europea ci fa pagare fior di quattrini per i 128 comuni ad infrazione per la cattiva depurazione, la Regione ha speso cifre esorbitanti ( circa 2 miliardi di euro) senza giungere a risultati apprezzabili. Quest’anno sono stati stanziati altri 260 milioni di euro per far fronte alle criticità ma si riveleranno un buco nell’acqua, sporca, perché è il sistema sbagliato. La politica dei megadepuratori a cui vengono convogliati i reflui con percorsi tortuosi di parecchi chilometri per poi riversarne una gran parte nei torrenti per l’incapacità di trattarli si è rivelata fallimentare. I reflui dei centri interni si fanno arrivare in riva al mare per poi rimandarli a monte dove sono situati i depuratori con un costo della bolletta elettrica di molti milioni. Tutti i piccoli depuratori che con qualche aggiustamento avrebbero svolto la loro opera dignitosamente sono stati dismessi, e rappresentano un problema ambientale, a favore di impianti mastodontici che non riescono a funzionare perché per la maggior parte progettati male e realizzati peggio.  Allo stato sul territorio regionale sono 64 gli impianti sotto sequestro e centinaia sono gli indagati ma nessuno per disastro ambientale. L’ultima operazione della Guardia Costiera ha messo i sigilli a 14 depuratori in un territorio compreso tra Marina di San Lorenzo e Bagnara rilevando le più disparate infrazioni. A volte la concentrazione dei fanghi è un danno ambientale maggiore della mancata depurazione. E’ come il cane che si morde la coda finché qualcuno non griderà che “il re è nudo”. I saggi nominati dalla regione in un caso in cui era quasi pronto un progetto di fitodepurazione per l’abitato collinare hanno preferito assegnare fondi per incanalare i reflui fino alla marina dove esiste un piccolo depuratore che effettua un discreto lavoro e che quando questi arriveranno non riuscirà a trattare né quelli della marina né quelli del centro storico. Il nostro territorio è vocato alla fitodepurazione che funziona e ha costi irrisori di manutenzione ma non è gradita ai tecnici ed alle imprese perché non girerebbe il cemento e i caterpillar e soprattuto finirebbe la pacchia della manutenzione ordinaria e straordinaria. Alla fine ad essere avvelenati non saranno solo i cittadini inermi ma anche i tecnici e gli impresari che progettano e scavano buche per progettare ed eseguire il loro riempimento. Le cosiddette buche di Keines che aiuterebbero la ripresa, ma questo è il sistema per privatizzare i profitti e socializzare le perdite. Il danno ambientale sarà tale che tutti saremo sommersi, appunto, dalla merda.

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Arturo Rocca

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